scritto da Luca Ridolfo
Come infastidire il tuo bassista
Come ogni pianista di jazz, almeno una volta ti sarai chiesto la fatidica domanda: “quando suono con un bassista, posso suonare le fondamentali degli accordi?”.
Non a caso, qualche mese fa ho ricevuto questa domanda da un mio lettore di PianoforteJazz.it (riportata qui sotto), e recentemente è stata riproposta in un gruppo Facebook.
E’ giunto allora il momento di chiarire la faccenda e di vedere l’argomento più nello specifico, andando a capire cosa hanno fatto i pianisti che ci hanno preceduto e le loro logiche.
Sperando che la sua discussione con il tastierista non sia finita in rissa alla Mingus-Tizol, andiamo a vedere le varie scuole di pensiero per quanto riguarda la relazione tra basso e pianoforte.
Infatti c’è chi dice che…
Se suoni con un bassista usa i rootless voicings.
Questo è il consiglio dato da tutti (o quasi) gli educatori di jazz. Il motivo è semplice: con i rootless voicing dai più libertà al bassista, sia da un punto meramente acustico, che da un punto di vista più armonico-lineare. Il bassista potrà in questo modo prendere la strada armonico- melodico che più gli aggrada, senza dover sottostare alle scelte del pianista quando questo usa le fondamentali dell’accordo.
Non sono però tutti della stessa idea…
Infatti, c’è chi dice che i rootless voicing è solo una questione di colore. Per esempio Mike Longo, già intervistato in altri articoli qui su PianoforteJazz.it dice:
“[…] It is a common belief that playing the root on a voicing interferes with the bass line of a bass player. This is not true in the sense of the bass “Line” being a horizontal melody. It is the horizontal movement of the bass line that one should not interfere with. This false belief stems from the idea of thinking harmony consists of a vertical pile of notes over a bass note rather than horizontal melodic lines running concurrently. I often will play an open voicing without the root and lay the root in as a rhythmic accent after the upper tones are struck having no effect on the bass line whatsoever mainly because the bass and I are involved in creating two entirely independent streams of horizontal thinking. […] The word Countrapuntal becomes very important here because many of the “problems” that seem to arise between bass players and pianists are due to vertical thinking instead of linear thinking and hearing. “
Trad: “è una credenza comune che il fatto di suonare la fondamentale dell’accordo interferisca con la linea di basso del bassista. Questo non è vero nel senso che la “linea” di basso è una melodia orizzontale. È il movimento orizzontale della linea di basso con cui non si dovrebbe interferire. Questa falsa credenza deriva dall’idea di pensare che l’armonia consista in una pila verticale di note su una nota di basso piuttosto che in linee melodiche orizzontali che scorrono contemporaneamente. Spesso mi ritrovo di suonare un voicing senza fondamentale, aggiunta successivamente come accento ritmico senza effetti indesiderati nella linea di basso in quanto sia io che il bassista stiamo creando due “flussi di pensiero” orizzontale completamente indipendenti. […] Il termine “contrappuntistico” qui è di fondamentale importanza perché molti dei “problemi” che sembrano sorgere tra bassisti e pianisti sono dovuti al pensare in verticale invece che al pensiero lineare-uditivo.
Come ha detto un mio ex insegnante di pianoforte jazz qui a Den Haag: “it’s perfectly fine to use voicings with the root on the bass if they are played short”. (trad: va benissimo usare i voicings con la fondamentale al basso se questi sono di corta durata”). In effetti, un po’ confermando quello che ha detto Mike Longo, il fatto di suonare brevemente voicings con la fondamentale, ed eventualmente tralasciando alcuni accordi, ci permetterà di creare una linea indipendente.
Vorrei farti sentire un brano già proposto in un altro articolo qui su PianoforteJazz.it. Si tratta della versione di “In Your Own Sweet Way”, eseguita al pianoforte da Dave Brubeck. Anche se non hai l’orecchio assoluto, in questo video si vede chiaramente come Brubeck suona tutte le fondamentali degli accordi.
I pianisti che usano le fondamentali.
Faccio una breve citazione tratta da un articolo (in inglese) di Ethan Iverson di cui ti consiglio la lettura. In questo, Iverson stila una lista di pianisti che utilizzano le fondamentali, anche suonando con il bassista.
“Here’s a list of pianists that regularly play a root in the bass whether a bass player is present or not: Duke Ellington, Teddy Wilson, Earl Hines, Art Tatum, Bud Powell, Mary Lou Williams, Horace Silver, Ahmad Jamal, Oscar Peterson, Herbie Nichols, Randy Weston, McCoy Tyner, Jaki Byard, Geri Allen. Here’s a list of pianists that never play a root in the bass: Bill Evans, jazz students”.
trad: “”Ecco un elenco di pianisti che suonano regolarmente la fondamentale nel basso indipendentemente dalla presenza o meno di un bassista: Duke Ellington, Teddy Wilson, Earl Hines, Art Tatum, Bud Powell, Mary Lou Williams, Horace Silver, Ahmad Jamal, Oscar Peterson , Herbie Nichols, Randy Weston, McCoy Tyner, Jaki Byard, Geri Allen. Ecco un elenco di pianisti che non suonano mai la fondamentale al basso: Bill Evans, gli studenti di jazz “.
In Conclusione
Il pizzico di ironia finale della mia ultima citazione fa ben capire quanto il Jazz si sia standardizzato e omologato, specialmente negli ambienti accademici. Mi sembra chiaro, leggendo il materiale che ti ho riportato in questo articolo, come i grandi artisti non seguano degli stilemi preconfezionati, puntando più sulla originalità del pensiero artistico. In poche parole, la domanda a cui cercando una risposta è: “suona bene questa soluzione? Come posso ottenere un risultato ancora migliore?” e, più in particolare, “la soluzione corretta dal punto di vista teorico suona effettivamente di quella “sbagliata”?.
Alle vostre orecchie il giudizio!