Il falso mito dell’armonia jazz
scritto da Luca Ridolfo
Luca…
Su quali libri hai studiato armonia?
Come analizzi tu gli standard?
Hai mai studiato l’armonia negativa?
Queste, e molte altre, sono le domande che spesso ricevo via email o parlando con amici e conoscenti appassionati di Jazz.
Il motivo di questo è che molti credono di dover conoscere tutti i concetti teorici possibili ed immaginabili per migliorare nel loro modo di suonare, di improvvisare o di accompagnare.
Le varie cause di questo problema cognitivo sono molteplici, ma c’è una cosa in particolare che spesso sfugge a molte persone che studiano o si apprestano a studiare jazz.
Le regole vengono fatte dopo.
Per una non ben chiara ragione, c’è questa strana credenza di come vengano prima scritti i libri di teoria e che questi vengano poi usati per fare musica.
Niente affatto… è proprio il contrario. Le regole vengono create per estrarre una logica, un minimo comune multiplo all’interno della musica per rispondere a queste due domande:
- “questo suona male… perché?”
- “questo suona bene… perché?”
Per fare un esempio storico, il Gradus ad Parnassum di J.J. Fux (prima metà del ‘700) racchiude una sorta di principi tratti dalla musica di Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594).
E’ chiaro che il fatto di studiare delle regole dia una sensazione di ordine all’interno dei nostri pensieri musicali. Il problema si viene a creare quando estremizziamo il tutto, creando musica da queste regole.
Quello che bisognerebbe fare è analizzare come gli esempi tratti dalla musica reale vengano poi trasformati in regole. Solo cosi è possibile avere una visione totale della cosa.
Ma la cosa più importante è avere in orecchio le sonorità di queste “regole”, di questi movimenti armonici. Infatti, quello che capita spesso è che molti si rendono conto di non essere migliorati di una virgola a livello musicale, seppure abbiano letto libri su libri riguardanti teoria e armonia.
Per migliorare sullo strumento, infatti, tutte queste regole poi devono essere portate alla pratica.
Dalla teoria alla pratica
Come scritto in un altro articolo, mi rendo sempre più conto di quanto sia importante capire il suono di queste regole e le “sensazioni” che queste mi danno a livello uditivo. Per fare un esempio semplice, non mi basta sapere come un quarto vada a un quarto minore. Voglio riuscirlo a sentire anche fisicamente quel movimento armonico! Voglio sentire e provare quella sonorità da pop sdolcinato, anche quando sono lontano dal pianoforte.
Ed è cosi che a questo punto riesco a creare musica, avendo interiorizzato questi suoni. Come farlo?
Studiando armonia in maniera pratica
Prova gli esercizi al pianoforte, trasportali in varie tonalità, cerca soluzioni alternative. Prediligi l’approccio più artistico che teoretico: incuriosisciti di più su cosa hanno fatto gli altri e come l’hanno fatto, confrontando come ognuno abbia risolto un determinato “problema armonico”. Ed è proprio quello che faccio nei miei video che puoi trovare gratuitamente dopo esserti registrato alla membership di pianoforte jazz.it . Come probabilmente hai visto, non mi soffermo tanto a spiegare cosa succede a livello teoretico. Quello che voglio mostrarti sono le varie scelte possibili applicabili ad un determinato standard in modo che le varie sonorità rimangano impresse nel tuo orecchio.
Solo a questo punto le cose iniziano ad avere un senso. Se segui questo modo di vedere le cose con costanza e dedicandoci del tempo, allora sono sicuro che ben presto noterai dei progressi. Per fare questo, ci dev’essere un percorso di studio ragionato, che abbia come finalità quella di interiorizzare i concetti. Ma di questo ne parlerò meglio in un altro articolo.
In Conclusione
Ci tengo a ripetere alcuni concetti nei vari articoli che scrivo. Nella mia carriera di insegnante mi sono accorto di una cosa: i concetti che per me sono scontati possono non esserlo per altri e a volte fanno la differenza. Quello che hai potuto apprendere in questo breve articolo è come non cadere nel falso mito della onniscienza teorica, bensi dell’applicazione ed interiorizzazione pratica di questa.
Adesso tocca a te: scrivimi qui sotto con un commento contro cosa stai “combattendo” in questo periodo? Qual è la tua più grossa sfida al pianoforte? Cos’è che vorresti chiarirti una volta per tutte?